lunedì 5 agosto 2013

Il bisturi lirico di Marguerite Yourcenar: "Alexis", o la vanità di una lotta necessaria

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Quella di Marguerite Yourcenar è una lingua che non lascia nulla al caso.


Con precisione chirurgica incide, scava, mette a nudo i meccanismi riposti dell'animo umano. La sua è un'esattezza formale adottata come sapiente strategia narrativa, che si pone a contraltare di una materia difficile, spesso dolorosa, mai riducibile a un'interpretazione univoca o deterministica. Proprio la problematicità del materiale narrato richiede una forma che sia più semplice e trasparente possibile. È l'oggettività imparziale della lingua che consente ai personaggi della Yourcenar di confessare senza remore il dato soggettivo dell'esistenza, di dichiarare effimera e transitoria la vita esteriore come quella interiore, di descrivere con impietosa chiarezza le incertezze del proprio percorso esistenziale.


L'univocità della forma è quindi funzionale alla polisemia del contenuto. Procedere per antitesi è per altro un dato caratteristico delle opere di Marguerite Yourcenar. Negare con affermazioni e affermare con negazioni, a mettere in luce - o forse in ombra - l'impossibilità di una interpretazione lineare, monosemica del dato esistenziale.


Alexis non è dunque diverso dagli altri personaggi della Yourcenar. In questo romanzo d'esordio (1929) la scrittrice mostra di avere già definito un metodo narrativo, una lingua e una poetica che la accompagneranno in tutte le opere successive, pur con le differenze del caso. 

Alexis si confessa. Usa l'espediente di una lettera, un mezzo che insieme alla precisione della lingua funziona come barriera, dietro la quale nascondersi per poter rivelare (l'oscurità che ad un certo punto rischia di provocare la confessione del protagonista) e oltre la quale distanziarsi. Alexis dichiara di non sapere, di non saper-si. E tuttavia incide, scava, mette a nudo le pulsioni della carne come le restrizioni della ragione. Non concede sconti a quest'opera di dissezione interiore che tuttavia non può che avere come risultato una sola ammissione: l'impossibilità della conoscenza di sé.

La lotta, dunque, è vana. Ciò non toglie che sia necessario combatterla.

Marguerite Yourcenar, Alexis, o il trattato della lotta vana, Universale Economica Feltrinelli 2009

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